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La città dei 100 giardini

IL PRIMO GIARDINO

Il primo giardino fu un giardino alimentare. E di certo lo furono anche il secondo ed il terzo, e molti altri ancora, prima di diventare ornamentali, luoghi di contemplazione, di svago e di diletto.
Doveva certamente essere uno spazio ben protetto per custodire quanto di più prezioso l’uomo aveva: il cibo prima di tutto, ma anche la bellezza e l’armonia. Poco altro si sa sul primo giardino, se non che, di certo, non fu realizzato da una persona sola. Era una persona che aveva qualcuno con cui condividere il cibo e la gioia. Due, tre persone, forse dieci, non importa: era una comunità. E la comunità doveva prendersene cura, perché era un bene comune che garantiva la sussistenza del piccolo gruppo umano.
Il ricordo di quanto si era fatto l’anno prima doveva in qualche modo tramandarsi all’anno dopo, passando così di generazione in generazione, per migliorare le tecniche, per capire quali segreti vi fossero dietro la fioritura e la nascita dei frutti. Questo patrimonio lentamente cominciò a depositarsi nella memoria collettiva della comunità, ad assecondare le sue necessità e a cambiare con essa, a costituirne parte integrante, e a plasmare i luoghi in cui essa viveva, fino a trasformarsi nei paesaggi e nei saperi che oggi, in alcuni luoghi, si incontrano ancora.
Tricarico è uno di questi luoghi in cui il legame tra contesto, saperi e comunità ha dato forma ad un paesaggio non solo di grande interesse per i valori e le testimonianze ad esso connesse, ma anche di straordinaria bellezza. Così bello da sembrare un giardino, anzi: quasi cento giardini messi insieme.

L’IDEA PROGETTUALE
L’idea progettuale si compone di due azioni complementari, una materiale ed una immateriale.
L’azione materiale prevede interventi di restauro del paesaggio e l’introduzione di nuovi elementi nel contesto urbano e degli orti.
L’azione immateriale è mirata alla definizione di strategie di gestione partecipata degli spazi e dei saperi, attraverso la costituzione di un Ecomuseo e l’attivazione di orti/frutteti di comunità.

I CONCETTI BASE

  • Considerare gli orti di Tricarico come enorme archivio di memoria, tangibile ed intangibile, frutto della stratificazione di azioni e saperi e di uno stretto ed imprescindibile legame con l’abitato;
  • Partire da un approccio “ecosistemico”, considerando il valore di ciascuno degli elementi che determinano il funzionamento degli orti e mettendoli in relazione con l’abitato;
  • Approccio fortemente conservativo nel trattamento dei muretti e delle strutture storiche;
  • Fornire un masterplan complessivo a scala paesaggistica realizzabile in stralci successivi, di cui il primo rientra nel budget messo a disposizione dal bando;
  • Dare al progetto un respiro “corale”, come si addice ad un paesaggio che si è strutturato con l’apporto dell’intera comunità, o come il ponte di Don Pancrazio costruito pietra dopo pietra dalla gente di Tricarico;
  • Costituire un Ecomuseo come strumento per la valorizzazione partecipata del patrimonio materiale e immateriale e per la definizione di azioni condivise per la gestione del paesaggio;
  • Ricreare un legame spaziale tra abitato e orti, attraverso percorsi di visita ed esplorazione che permettano di passare facilmente dallo spazio urbano a quello degli orti e viceversa;
  • Far tornare la gente di Tricarico a prendersi cura degli orti, attraverso la realizzazione di orti e frutteti di comunità, la stipula di accordi con i proprietari e una gestione partecipata;
  • Riconoscere il valore culturale del carattere apparentemente disordinato degli orti e dell’impiego “alternativo” di elementi di scarto riutilizzati in maniera creativa.

DETTAGLI

Data: 2017
Luogo: Tricarico (MT)
Tag: centri storici, paesaggio culturale, restauro del paesaggio.
Paesaggi Meridiani: Antonio Graziadei (capogruppo), Giorgia Botonico, Alberto Petrone.
Con: dMake, Rabatanalab, Volumezero.
Concorso “Periferie 2017” Mibact, CNAPPC – 2° classificato